

-I CLASSICI FANTASY PER RAGAZZI-
DANIELE BELLO
Esiodo
EOIE
(a cura di Daniele Bello)
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Libro I
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1.
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Ed ora cantate la stirpe delle donne, 1
Muse dell’Olimpo dagli accenti soavi, figlie dell’Egioco Zeus,
quelle che un tempo erano le migliori e le più belle sulla terra,
che persero la verginità a causa dell’aurea Afrodite:
unendosi agli Dei generarono figli dall’aspetto divino; 5
a quel tempo infatti erano comuni le mense e gli incontri
tra gli Dei immortali e gli uomini mortali.
La durata della vita non era la stessa dei mortali di oggi:
oggi tutti (uomini e donne, giovani e anziani)
serbano nell’animo la vecchiaia funesta; 10
All’epoca, invece, alcuni possedevano a lungo l’amabile giovinezza,
altri li tratteneva subito la terra nera;
per volontà degli Dei erano simili agli immortali.
Di queste stirpi narratemi l’origine e la natura:
con quante di loro giacque l’Olimpio Zeus che tutto vede,15
procreando […]
con quante giacque Poseidone dalla scura chioma
e Apollo e Ares […]
[…]
con quante giacque Efesto ambidestro20
[…] Hermes
[…] e la potenza di Eracle.
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2a.
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Che Deucalione fosse figlio di Prometeo e di Pandora, lo afferma Esiodo nel primo libro dei “Cataloghi”; e anche che da Prometeo (o da Deucalione) e da Pirra nacque Elleno, dal quale discesero gli Elleni e l’Ellade.
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2b.
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Ai tempi in cui avvenne il diluvio, Deucalione era figlio di Prometeo e (come dicono in molti) aveva come madre Climene; Esiodo invece afferma che fosse Pandora; secondo Acusilao, la madre sarebbe Esione, figlia di Oceano.
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3.
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Accolti tali popoli dell’Italia, come si è detto, essi chiamarono Latini quelli che seguivano i costumi locali e chiamarono Greci quelli che usavano costumi ellenici. Da Latino (che abbiamo menzionato prima) e da Greco, che erano fratelli, come dice Esiodo nei “Cataloghi”:
[…] Agrio e Latino 1
[…]
e la fanciulla Pandora, nella dimora dell’illustre Deucalione,
unitasi in amore con il padre Zeus signore di tutti gli Dei,
generò Greco valoroso in battaglia.5
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4.
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Quelli che discendevano da Deucalione governarono la Tessaglia, come dicono Ecateo ed Esiodo.
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5.
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La regione della Macedonia fu così chiamata da Macedone, figlio di Zeus e di Teia, che era figlia di Deucalione, come dice il poeta Esiodo:
Ella rimase incinta e generò a Zeus, che gode del fulmine, 1
due figli: Magnete e Macedone che combatte sui carri;
esso avevano la loro dimora presso la Pieria e l’Olimpo.
6.
La dieresi è un uso barbarico, come quando Esiodo scrive:
Magnete generò Ditti e Polidette simile a un Dio.1
7.
Dal re Elleno amante della guerra nacquero 1
i figli Doro e Xuto ed Eolo che combatte sui carri.
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8.
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Nacquero gli Eolidi sovrani, amministratori della giustizia:1
Creteo ed Atamante, Sisifo dagli astuti pensieri
l’ingiusto Salmoneo ed il superbo Periere.
9.
[…] e lei dalle ciglia palpitanti 1
[…] Portaone
[…] nacque
[…] Alcatoo e
[…] Ippodamante 5
[…] e Pilo il più giovane
[…] di Oineo.
10a.
Morta Altea, Oineo sposò Peribea, figlia di Ipponoo. L’autore della “Tebaide” afferma che, a seguito di una guerra con Oleno, Oineo la prese come preda di guerra; Esiodo invece narra che il padre Ipponoo mandò la figlia, che era stata sedotta da Ippostrato figlio di Amarinceo, da Oleno (città dell’Acaia), a Oineo, che si trovava lontano dall’Ellade, con l’ordine di ucciderla […]; questa diede a Oineo il figlio Tideo.
10b.
E lei sposò Ippostrato, figlio di Amarinceo, rampollo di Ares, figlio illustre di Ficteo e capo dei popoli Epei.
11.
Nel luogo dove Esiodo dice:
Abitava la roccia di Oleno, presso la sponda del fiume 1
Piro dalla bella corrente.
12.
[…] l’inclito cavaliere Tideo 1
uccise con l’asta dalla lunga punta i fratelli del padre suo,
che avevano tolto al divino Oineo l’onore regale.
Giunse quindi alla potenza gagliarda di Adrasto simile a un Dio;
ed allora fece Deipile sua sposa fiorente 5
[e fece molti sacrifici] agli Dei beati
[…] offrì doni
[…] e in vecchiaia
[…]
[…] nacque un figlio10
[…]
[…] generò un figlio.
13.
Degli uomini […]1
[Alcione] abita la [spiaggia] marina.
Ceice invece non […]
si stanca dal levarsi in volo, e sempre nell’animo conserva
il desiderio di Alcione […].5
Ma la mente di Zeus rimane occulta, né vi è alcuno degli uomini
che possa stabilire [quale destino lo attenda nel tempo futuro].
Quindi la valente potenza di Mirmidone simile a un dio
sposò Pisidice […],
che generò il figlio Antifo ed Attore […].
Si unì nell’amplesso con Poseidone
[la figlia] di Eolo […]
14a.
[…] sposò
[…]
[…] la fanciulla dalla bella guancia,
[che a lui generò] il venerando figlio Molo, con cui una volta la fanciulla
[…] graziosa si unì in amore e nel talamo; 5
ed ella con il passare degli anni gli generò Moline
[…] fanciulla dall’amabile aspetto.
[…] il padre la accompagnò [in un luogo segreto],
mentre si nutriva del latte di pecore e capre
[…] e mangiava le carni del gregge.
E nessuno degli uomini mortali la poteva vedere mai10
[…] tutti la chiamavano […].
La fece sua sposa il fiorente Attore,
per volontà del possente Enosigeo;
ed ella generò nelle sue stanze due figli gemelli,
avendo concepito da Attore e dall’Enosigeo dal tuono profondo15
(entrambi grandissimi) Cteato ed Eurito, che avevano
quattro piedi e due teste; mani eguali spuntavano dalle spalle
[…] e per vigore erano simili.
E gli Dei […]
14b.
Bisogna dire che Esiodo fa discendere il nome dei Molioni da Attore e da Molione ma, per la nascita, essi discendono da Poseidone.
Molioni: guerrieri […] Esiodo li presenta come figli nati da Moline.1
15.
Il grammatico Aristarco intende l’aggettivo «gemelli» (per i Molionidi), non nel modo solito, come intendiamo noi (come erano ad esempio i Dioscuri), ma come «doppi», cioè aventi due corpi, citando Esiodo, come fonte.
[…] vi erano alcuni mostri, come dice Esiodo: due persone in un corpo solo.1
16.
Esiodo dice che gli Aloadi erano discendenti, di nome, di Aloeo e di Ifimedea, ma di fatto erano figlio di Poseidone e di Ifimedea; scrisse che la città Alo dell’Etolia fu fondata dal loro padre.
17.
[…]1
[…]
simile agli Dei dell’Olimpo
[…] la figlia di Agenore simile a un Dio,
Demodoce, che moltissimi fra gli uomini della terra 5
ambivano come sposa; e molti doni splendidi,
di bellezza indescrivibile, a lei promisero valorosi sovrani;
ma giammai persuadevano il suo animo nel petto,
perché fosse chiamata sposa legittima di uno di loro nel talamo.
18a.
Le sedi […]1
ed infine […].
Nacquero un giorno da Testio tre figlie,
simili a Dee, esperte di opere bellissime,
Leda ed Altea ed Ipermestra dagli occhi bovini, 5
in Etolia […].
Essendo salita sul ricco talamo ricco di Tindaro,
Leda dalla bella chioma, simile ai raggi di Selene,
generò Timandra, Clitennestra dagli occhi bovini
e Filonoe, che per aspetto poteva gareggiare con le Dee immortali. 10
Costei [fu prediletta dalla Dea Artemide],
che la rese immortale e priva di vecchiaia per tutti i suoi giorni.
Agamennone, sovrano di popoli, per la sua bellezza, prese in sposa
la figlia di Tindaro, Clitennestra dai neri occhi,
la quale generò Ifimeda dalle belle caviglie nelle sue stanze15
ed Elettra, che per aspetto gareggiava con le Dee immortali.
Gli Achei dai belli schinieri sacrificarono Ifimeda
sull’altare di Artemide dall’arco d’oro, amante dei rumori della caccia,
il giorno in cui con le navi salparono alla volta di Ilio,
per vendicare l’affronto dell’Argiva dalle belle caviglie: 20
in realtà uccisero un fantasma; la salvò
agevolmente la Dea cacciatrice di cervi, la Saettatrice:
sul capo le versò amabile ambrosia, perché il suo corpo fosse sempre giovane,
e la rese immortale e priva di vecchiaia per tutti i suoi giorni.
Ed ora le stirpi degli uomini sulla terra la chiamano 25
Artemide protettrice delle strade, sacerdotessa della Dea saettatrice.
Da ultimo nelle sue stanze Clitennestra dai neri occhi,
unitasi ad Agamennone, generò il divino Oreste,
il quale, giunto all’età della giovinezza, vendicò l’uccisore del padre
ed uccise la madre tracotante con il ferro spietato. 30
Timandra venne sposata dal fiorente Echemo,
il quale era il ricco sovrano di tutta la Tegea
e dell’Arcadia abbondante di greggi;
ed ella generò il magnanimo Laodoco, pastore di popoli,
soggiacendo al potere dell’aurea Afrodite, 35
[…], il quale regnava...
[…]
[…] dell’Olimpo
[…] Polideuce vincitore di gare
[…]40
18b.
Io so che Esiodo nel “Catalogo delle Donne” non fa morire Ifigenia, ma la fa diventare Ecate, per volontà di Artemide.
19.
[…] il quale lo […]1
[…] a combattere con la lancia […]
[…] all’infuori di Eracle […]
[…] uguale allo stesso Ares.
dalla bionda chioma […]5
e dagli occhi di lui [sprizzava un lampo]
al modo della Gorgone […]
[…]
né alcuno mai fra gli eroi, nella guerra che distrugge le genti, fonte di lacrime,
riuscì a resistere al valoroso Meleagro, vedendoselo 10
di fronte, quando egli si slanciava nello scontro frontale.
Eppure egli fu vinto dalle mani e dagli strali di Apollo,
mentre combatteva contro i Cureti presso la ricca terra di Pleurone.
Gli altri figli invece, a Oineo li generò Altea dai neri occhi:
Fereo domatore di cavalli, Agelao dalla forte lancia, 15
Tosseo, il sovrano Climeno simile ad Ares,
Gorga dalla bella chioma e l’accorta Deianira
la quale generò, giacendo con il possente Eracle,
Illo e Gleno, Ctesippo ed Onite.
Questi generò e compì una terribile impresa, accecata nell’animo suo, 20
quando intrise di veleno la tunica di lana
e la diede all’araldo Lica; questi la consegnò al sovrano
Anfitrionide, ad Eracle distruttore di città.
Una volta indossata, per lui giunse il rapido destino di morte;
morì, giunse nella casa di Ade risonante di gemiti. 25
Ora egli è un Dio ed è uscito fuori da tutti i malanni;
vive dove vivono quanti dimorano sull’Olimpo,
immortale, avendo in sposa Ebe dalle belle caviglie,
la figlia del grande Zeus e di Hera dagli aurei calzari.
Dapprima lo ebbe in odio Hera, la Dea dalle bianche braccia, 30
fra tutti gli Dèi beati e gli uomini mortali;
ora invece lo ama e lo onora, al di sopra degli altri Immortali,
dopo il solo Cronide onnipossente.
La divina Ipermestra, salita sul talamo fiorente di Oicleo,
generò Anfiarao comandante di popoli, condottiero di eserciti, 35
nella città di Argo nutrice di cavalli;
era valente nell’assemblea, valente nella battaglia,
buono nell’animo suo, caro agli Immortali;
generò Ifianira dall’amabile aspetto
ed Endeo prode e grande sovrano di genti.40
20.
[…] prima delle nozze fu vinto [dal destino di morte]1
[…] il valoroso Anfimaco a sua volta
[condusse in sposa] a Sparta dalle belle donne;
ed ella generò a lui un figlio molto potente
A Portaone nacquero tre figlie, 5
simili a Dee, esperte in opere di meravigliosa bellezza;
queste le generò un tempo Laotoe di Iperesia, grande sovrana,
salita sul talamo fiorente di Partaone,
ed avevano nome Euritemista, Stratonica e Sterope.
Esse quindi divennero seguaci delle Ninfe dalle belle chiome10
ed appresero su per i monti selvosi le arti delle Muse,
che abitavano l’Elicona e le alte cime del Parnasso,
disdegnando le opere di Afrodite dall’aurea corona
[…] correndo
[…] molte cose e giunsero ai prati 15
[…] prendendo dimora nelle vaste selve,
lasciando le case del padre e la madre veneranda.
Ed esse allora, adorne della loro bellezza e della loro ingenuità,
tutt’intorno alle sorgenti del […] dai vortici argentei,
calcavano sul mattino la florida rugiada, in cerca di fiori, 20
ornamento profumato per il loro capo.
Di esse si innamorò Febo Apollo:
sedusse, senza doni nuziali, Stratonica dalla bella cintura;
quindi la diede al figlio suo (per essere chiamata
sua sposa fiorente), a Melaneo simile a un Dio25
che sui monti l’Eteide Pronoe generò,
avendo lasciato la sua dimora di fanciulla.
A lui Stratonica dalla bella cintura generò Eurito, il suo figlio più caro,
nella sua dimora. Da questo nacquero i figli Deione e Clitio,
Tosseo simile a un Dio ed Ifito, rampollo di Ares; 30
dopo di essi ella generò l’ultima figlia, la bionda Iole,
a causa della quale saccheggiò l’Ecalia ben difesa da mura
l’Anfitrionide […];
ed infine, chiedendola al genitore, la vergine Euritemista
fu condotta in sposa da Testio domatore di cavalli, 35
insieme a cavalli e cocchi di buona fattura,
dopo aver portato infiniti doni nuziali per la fanciulla dalle belle chiome [….].
21.
[Apollonio Rodio] segue Esiodo che così chiama l’isola delle Sirene:
All’isola Antemoessa [i.e. la Fiorita], dove a loro [i.e. le Sirene] il Cronide diede la dimora per abitare1
22a.
[Salmoneo diceva di essere il sovrano]1
[della terra e del mare scintillante]
[…] e del cielo stellato.
Egli pertanto armava i cavalli dalla solida unghia,
[faceva risuonare pelli disseccate di bue] e bronzei lebeti 5
[quando spingeva per le vie] il carro veloce e i cavalli.
[Un clangore terribile sollevavano le pelli] ed i lebeti di bronzo
[e nella sua città egli veniva venerato come] padre degli uomini e degli Dei.
[Quindi, incitando i cavalli] che tenevano sotto il giogo i cocchi
[egli lanciava verso il cielo] il lampo del fuoco ardente, 10
[come quando Zeus atterrisce con la folgore] le stirpi degli uomini sulla terra.
Allora si sdegnò il padre degli uomini e degli Dei
e tuonò secco e violento da sopra il cielo stellato
[in modo orrendo davvero] e fece vibrare tutta la terra.
Discese quindi dall’Olimpo, adirato, e subito giunse 15
dal popolo di Salmoneo scellerato, che doveva ben tosto
patire cose gravissime, per colpa del loro insolente sovrano.
Egli li colpì con il tuono e con il fulmine ardente
e così fece scontare alle genti la tracotanza del loro sovrano.
Distrusse insieme i figli, la donna e gli abitanti della casa; 20
la città e le dimore fiorenti fece scomparire;
lui lo prese e lo scagliò nel Tartaro oscuro,
perché nessun mortale doveva competere con Zeus sovrano.
Del sovrano era rimasta la figlia, cara agli Dei beati:
Tiro dalla bella chioma, simile all’aurea Afrodite, 25
per il fatto che ella era sempre in discordia con il padre Salmoneo,
in ogni occasione, e non lasciava che un mortale competesse con gli Dei.
Per questo la risparmiò il padre degli uomini e degli Dei;
quindi tosto la condusse alla dimora dell’irreprensibile Creteo
e questi con gioia l’accolse e la educava. 30
Quando ella poi giunse al limite dell’amabile giovinezza,
[di lei fortemente si invaghì] Poseidone, scuotitore della terra;
e si unì in amore un Dio con un mortale,
perché in bellezza ella era superiore tutte le donne gentili.
Ella spesso andava alle belle correnti del fiume Enipeo 35
[mancano 7 versi]
22b.
[…] Poseidone1
tu metterai alla luce splendidi figli,
poiché non sono sterili gli amplessi degli immortali.
[…] affinché tu possa generare splendidi figli
[…] biasimevoli […]. 5
Così avendo parlato, egli di nuovo s’immerse nel mare rumoreggiante;
e la figlia di Salmoneo si avviò per tornare alla sua dimora
[…].
23a.
[Allora Tiro dalla bella chioma generò a Poseidone]1
Neleo e Pelia, i quali comandarono su molte genti.
Il padre degli uomini e degli Dei li assegnò a due sedi diverse;
lontani fra loro, essi abitavano due città […]
Uno aveva come sede Pilo e fondò una fiorente colonia5
(Neleo) e fece sua sposa la figlia di Anfione, prole di Iaso,
la splendida Cloride dalla bella cintura.
Ella nella sua dimora generò dei figli illustri,
Evagora ed Antimena ed il divino Alastore,
Tauro ed Asterio ed il magnanimo Pilaone, 10
Deimaco ed Euribio, ed il famoso Epilao,
Nestore, Cromio e l’altero Periclimeno (beato),
al quale Poseidone scuotitore della terra assegnò doni
di ogni specie; infatti alle volte egli appariva come un’aquila
tra gli uccelli, altre volte poi diventava (meraviglia!) una formica, 15
altre volte appariva come la splendida stirpe delle api,
altre volte come un serpente terribile e spietato: aveva doni
di ogni tipo, indescrivibili, che lo resero malvagio,
per volere di Atena: molti e diversi uomini egli fece perire,
combattendo presso la munita città di Neleo, 20
suo padre, molti ancora spinse incontro al nero fato,
uccidendo. Ma quando Pallade Atena si adirò con lui,
allora cessò di primeggiare nella lotta; il cuore del possente Eracle
fu preso da grande angoscia, mentre perivano le genti.
Ed ecco che egli si poggiò sulla borchia del giogo del potente Eracle, 25
di fronte a lui, e meditava una grande impresa:
diceva di stroncare la possa di Eracle domatore di cavalli:
insensato! - Non ebbe timore del figlio di Zeus dall’animo intrepido,
di lui e del suo arco famoso, che gli donò Febo Apollo.
Egli dunque giunse contro la potenza di Eracle 30
nella forma di un […] ed Atena glaucopide
pose in mano al figlio di Anfitrione un arco
adatto e a lui fece vedere Periclimeno simile a un Dio;
gli infuse un animo forte […]
[…] allora egli tese con le sue mani l’arco35
e pose il dardo veloce sul nervo ritorto . […]
23b.
Esiodo [scrive che Periclimeno], cambiatosi in una delle sue solite forme, si poggiò sulla borchia del giogo dei cavalli di Eracle, volendo fronteggiare l’eroe in battaglia, e che Eracle lo colpì con un dardo al punto giusto, guidato da Atena.
24a.
Gerenia, città della Messenia, dove - come dicono - Nestore di Pilo fu cresciuto (ovvero fu mandato in esilio). Esiodo nel primo libro dei “Cataloghi” dice: “Uccise i prodi figli dell’ardito Neleo…” (v. 24b) e poi di nuovo:
Il solo Nestore sfuggì alla morte nella fiorita Gereno1
24b.
E in tal modo compì la sua impresa la potenza di Eracle. 1
Fin a quando dunque era in vita Periclimeno simile a un Dio,
essi non potevano, malgrado la intensa brama, saccheggiare Pilo;
ma quando il fato di morte si prese Periclimeno,
allora il prode figlio di Zeus devastò la città di Pilo, 5
ed uccise gli intrepidi figli dell’ardito Neleo, che erano undici,
mentre il dodicesimo, il Gerenio cavaliere Nestore,
si trovava ad essere ospite presso i Gereni domatori di cavalli;
in tal modo sfuggì alla morte ed al nero Destino.
Da lui nacque Antiloco ed il bellicoso Trasimede, 10
Perseo e Stratio, Areto ed Echefrone,
Pisidice che gareggiava in bellezza con le Dee immortali;
quindi dopo di loro Anassibia dalle rosee braccia generò per ultima,
nell’amore di Nestore, la bionda Policasta.
25.
[del sovrano], che avesse la gloria di portar via ad Ificlo1
le terribili vacche; il solo vate incensurabile accolse l’impresa.
Ed egli la condusse a fine: per un anno intero sopportava la violenza,
portando indegne catene, a causa della fanciulla figlia di Neleo.
L’aveva promesso infatti al fratello suo germano, il sovrano Biante, 5
e fece realizzare le gradite nozze, poiché a Neleo portò
le vacche dal passo ondeggiante, e ricevette in premio la vergine perfetta.
Quindi Pero dalla bella chioma generò il grande Talao
nelle sue stanze, cedendo all’amore di Biante.
Ed essi andarono ad Argo presso il divino Preto;10
ad entrambi concesse una larga parte di beni
il valoroso Preto: egli diede le sue figlie
a Biante, domatore di cavalli, ed a Melampo,
il quale aveva salvato le fanciulle con le sue profezie,
quando a loro infuse nell’animo la follia l’irato Dioniso.15
Questa dunque fu la stirpe che provenne da Neleo;
Rimaneva invece a Iolco dalle vaste contrade
Pelia, insieme alle gentili figliole,
che a lui generò la sposa Anassibia, simile a una Dea:
Alcesti, la più grande e la più bella di aspetto, 20
Medusa dalla bella chioma […]
[…] Pisidice
[…] generò […]
26.
Tiro, figlia di Salmoneo, che aveva da Poseidone due figli, Neleo e Pelia, sposò Creteo, ed ebbe da lui tre figli, Esone e Ferete ed Amitaone. Da Esone e Polimela, secondo Esiodo, nacque Giasone (secondo Ferecide invece, da Alcimeda).
27.
Che Giasone sia stato allevato da Chirone lo attesta Esiodo, che dice:
Esone, che generò il figlio Giasone, pastore di popoli, 1
il quale fu allevato da Chirone sul Pelio ricco di boschi.
28.
Cariclo fu la moglie di Chirone [...]. Esiodo afferma invece che Chirone sposò Naide.
29a.
[...] Polimela dalla bella chioma.1
O quale fu la figlia di Erisittone simile a un Dio,
[sovrano di genti], magnanimo figlio di Triope,
Mestra dalla bella chioma, che possedeva lo splendore delle Cariti:
lo chiamarono con il soprannome di Aitone le stirpi mortali, 5
a causa della sua fame ardente, terribile [che sempre lo divorava];
e l’ardente fame [tutti gli Dei conoscevano, insieme] ai mortali;
[la figlia di lui, Mestra], nutrendo nel petto accorti disegni
[…]
[…]10
[…] delle donne
[…]
[…]
[…]
[…] 15
[…] la fanciulla
[…]
ingannò Sisifo, che pure era ricco d’ingegno,
quando aspirava alle nozze della fanciulla dalle belle guance e dal vivido sguardo, [desiderando nell’animo suo] di condurla come dolce consorte con ricchi doni,20
e prometteva infiniti doni nuziali
cento […] doni di animali domestici
[…] greggi di buoi dall’alto muggito
[…] di pecore e capre;
[ed il sovrano Erisittone li] ricevette e ne godeva nell’animo.25
[…]
[…] ma lei ben tosto l’eroe illustre
[si preoccupò] di avvincere in forti catene e di custodire,
come gli aveva raccomandato il figlio di Eolo; non gli venne in mente
che ella potesse divenire un’altra e si spogliasse del suo vero 30
aspetto. Ella quindi si liberò dalle catene, andò presso la dimora paterna
e in un istante divenne donna di nuovo,
nelle stanze del padre; giunse quindi l’eroe Sisifo
e la trovò presso la madre, mentre attendeva ad un grande telaio.
Egli aveva in animo di prenderla con sé o di riprendersi il prezzo;35
sorse allora lite e contesa tra quei due,
Sisifo ed Aitone per la fanciulla dalle sottili caviglie,
né vi era alcun uomo mortale che potesse risolverla; ma essi ad Atena
si affidarono e chiesero il suo giudizio. Ella senza indugi
rese giustizia [e così disse loro]: 40
“Quando uno vuol riprendersi una cosa, in cambio del prezzo pagato,
bisogna che si stabilisca il prezzo [con cui ricomprarla];
difatti non si può fare un semplice scambio,
una volta che sia stata ceduta!”.
Così disse e con questa [giustizia]45
[…] dei muli
[…] con le mule
[…]
[…] dei beati
[…] minori di quelli 50
certo si distingueva fra gli uomini per intelligenza e prudenza.
Però non conosceva il disegno dell’Egioco Zeus,
che cioè a Glauco gli Dei celesti non avrebbero concesso prole
da Mestra né di lasciare una discendenza fra gli uomini.
Ed invero Poseidone scuotitore della terra piegò al suo amore [Mestra], 55
portandola lontano dal padre suo sul mare purpureo
(per quanto saggia ella fosse), nella città di Coo lambita dal mare.
Qui ella generò Euripilo, condottiero di molte genti,
partorì il figlio Co[…] dotato di immane vigore,
dal quale vennero i figli Calcone ed Antagora. 60
Ad Euripilo quindi, per una causa da poco, il figlio valoroso di Zeus [Eracle]
distrusse la bella città e devastò i villaggi, subito dopo
che tornò navigando da Troia sulle navi veloci,
che egli era andato a distruggere, a causa dei cavalli di Laomedonte;
quindi egli uccise a Flegra gli orgogliosi Giganti. 65
Mestra poi abbandonando Coo per la sua terra natale
si diresse con la nave veloce verso il promontorio della sacra Atene
[…] dopo che ebbe generato un figlio al sovrano Poseidone,
e sempre si prendeva cura del padre suo soggetto ad un terribile Destino.
La figlia del Pandionide Niso, 70
Eurinome, cui insegnò la sua arte Pallade Atena,
amandola con tutto il cuore (i suoi pensieri erano come quelli di una Dea);
dal suo corpo e dalle sue candide vesti veniva splendore,
come quello di un Dio, e grazia spirava il suo volto.
Di lei volle saggiare la mente il figlio di Eolo, Sisifo, portando 75
dei buoi in dono: ma egli era all’oscuro dei disegni dell’Egioco Zeus.
Egli giunse con doni, per chiederla in sposa,
per volere di Atena; ma Zeus adunatore di nembi,
facendo cenno con il suo capo immortale,
gli rivelò che mai [avrebbe avuto figli dall’eroe], prole di Sisifo. 80
Ella poi, unitasi nell’amplesso con Poseidone,
generò nelle sue stanze a Glauco il perfetto Bellerofonte,
il più forte degli uomini per coraggio, sopra la terra sconfinata.
Ed a lui, quando raggiunse la giovinezza, il padre donò il cavallo Pegaso,
il più veloce [fra tutti, che sulle ali lo portava] dappertutto [sulla terra].85
Egli uccise la Chimera […] che spirava fuoco
e sposò quindi la figlia del magnanimo Iobate,
il re venerando […]
il sovrano […]
ella generò […]90
29b.
Un tale Erisittone, figlio di Triope, tagliò le piante del bosco sacro a Demetra; ella adiratasi fece sorgere in lui una grande fame, tanto da non poterla mai soddisfare. Egli aveva una figlia maga, di nome Mestra, che poteva cambiare il suo aspetto in quello di qualsiasi animale, e allora il padre trovò questo rimedio alla sua fame: la vendeva ogni giorno, e con la roba ricavata si nutriva; ella poi, trasformando il suo aspetto, fuggiva e tornava dal padre. Erisittone ebbe il nome di Aitone, come scrive Esiodo, a causa della sua fame.
29c.
Si dice che Poseidone concedesse ad alcuni degli uomini questa facoltà di assumere aspetti totalmente diversi, e che proprio questa facoltà egli desse a Periclimeno ed a Mestra; di costei, racconta Esiodo nelle “Eee” che fu venduta, per fornire il cibo ad Aitone.
30.
Alirrotio di Mantinea… anche se alcuni scrivono Samo di Alirrotio, di cui fa cenno Esiodo:
Egli [Alirrotio] invero generò Samo ed Alazigo, figli valorosi.1
Questo Samo era figlio di Alirrotio, figlio a sua volta di Periere ed Alcione.
31.
La terza di queste leggende, a mio parere, non è affatto veritiera; essa racconta che Asclepio nacque da Arsinoe, che era figlia di Leucippo. Difatti ad Apollofane l’Arcade, che andò a Delfi, per chiedere al nume se Asclepio discendesse da Arsinoe e se fosse cittadino della Messenia, la Pizia diede questo oracolo: «O Asclepio, che sei venuto al mondo, gioia per tutti i mortali, che la madre generò, la figlia di Flegias, la dolce Coronide, unitasi a me nell’amore, in Epidauro rocciosa!». Questo vaticinio mostra in modo lampante che Asclepio non è figlio di Arsinoe, ma che lo ha inventato Esiodo o qualcuno di quelli che hanno attribuito i versi ad Esiodo, per fare cosa gradita ai Messeni.
32.
Asclepiade afferma che Arsinoe era figlia di Leucippo, nato da Periere; da lei e da Apollo nacque Asclepio e la figliola Eriopide:
Ella generò nella sua casa Asclepio, signore di popoli, 1
ed Eriopide dalla bella chioma, unita in amore con Febo.
33a.
Riguardo ad Asclepio, Esiodo dice:
Il padre degli uomini e degli Dei1
si adirò e dall’Olimpo colpendo con la folgore ardente
uccise il discendente di Leto [Asclepio], muovendo a sdegno l’animo di Febo.
33b.
Esiodo ha scritto che Asclepio fu ucciso da Zeus. E così ha scritto anche Pisandro, Ferecide di Atene, Paniassi, Androne e Acusilao.
34.
(Commento al verso 142 della Teogonia: “ed essi invero nel resto erano uguali agli Dei”)
Cratete al posto di questo verso ne pone un altro:
Ed essi, mortali forniti di parola, vennero nutriti dagli Immortali1
Come può dire infatti che essi erano eguali agli Dei, quando nel “Catalogo delle Leucippidi” li fa morire per mano di Apollo?
35.
Questo Macaone era figlio di Asclepio e di […]; secondo alcuni, invece, era figlio di Epione, figlia di Merope; secondo Esiodo, di Xante.
36a.
[Febo Apollo, non temendo affatto l’ira] del padre suo, 1
uccise Bronte e Sterope ed Arge dal forte animo;
Zeus invero [tuonò in modo terribile],
adirato con lui […]
si accingeva a precipitarlo […] dall’Olimpo 5
giù nel Tartaro, al di sotto della terra e del mare scintillante.
Egli mandò un tuono secco e terribile, e tutto intorno la terra
si scosse […]
tutti ebbero timore […]
[…] gli Immortali 10
Ed allora il saggio Zeus avrebbe ucciso Apollo,
se non [avesse mitigato il suo sdegno la Dea Leto].
36b.
Androne nel libro “Le Stirpi” afferma che Apollo servì Admeto, per comando di Zeus; Esiodo ed Acusilao dicono che Apollo stava per essere precipitato da Zeus nel Tartaro, ma per le preghiere di Leto egli fece da servitore ad un uomo.
36c.
Commento ai versi 1-9 dell’Alcesti di Euripide:
“Ti saluto, reggia di Admeto, dove io, un celeste, mi sono adattato a un'esistenza di servo. Di chi la colpa? Ma di Zeus. Aveva ucciso mio figlio Asclepio, fulminandolo in pieno petto con la folgore e io, sdegnato, sterminai i Ciclopi, i fabbri delle saette di Zeus. Mio padre me la fece scontare, mi costrinse a servire nella casa di un mortale. Sono disceso in quest'angolo di terra, a pascolare le greggi del mio ospite: a tutt'oggi ho vegliato sulla sua dimora”.
Questa è la storia più nota, che va per la bocca di tutti, sul servizio di Apollo nella casa di Admeto; Euripide qui attinge a questa versione, la stessa accolta da Esiodo e da Asclepiade nei “Soggetti Tragici”.
37.
[Ed Apollo]1
giunse alla città di Admeto
e fu il suo servitore per un anno intero,
amandolo con tutta l’anima
intanto il figlio di Asclepio [Macaone], 5
rimaneva nelle sue stanze […]
Colei che fu condotta, con cavalli e cocchi ben costruiti,
Asterodia, che Foco ben armato di lancia condusse
dalla città di Filace alla sua dimora (era la figlia del grande Dioneo).
Ella generò Criso ed il superbo Panopeo 10
in una sola notte […]
entrambi ancor prima di vedere la fulgida luce del sole
litigavano, pur essendo ancora nel grembo materno.
A loro quando nacquero le Moire assegnarono mali,
sciagure e discordie funeste; 15
ma quando poi divennero adulti […]
a Criso invero gli Dei assegnarono
[…] i figli invece
e gli Dei immortali concessero [la gloria]
essi abbandonarono la casa […]20
Nacque ad uno solo […]
[…]
[…]
[…]
[…]25
38.
[...]1
abitando i sacri colli Didimi,
nella pianura Dotia, di fronte al fiume Amiro dai ricchi vigneti,
l’intatta vergine bagnava i piedi nello stagno Bebiade
[…]5
[…]
[…]
[…] le belle case […]
39.
Si narra infatti che il corvo svelò a lui [Apollo] la tresca di Ischi [con Coronide], per cui il nume, irato per questa notizia, lo rese nero (da bianco che era); Artemone narra la favola del corvo e dice che Esiodo ne fa menzione in tal modo:
Allora giunse come araldo il corvo, dal sacro banchetto 1
alla divina Pito, e svelò i fatti segreti
a Febo dalla chioma intonsa: che cioè Ischi, figlio di Elato,
aveva sposato Coronide, la figlia di Flegias, progenie di Zeus.
40.
Si usa l’aggettivo “indigeno” per indicare cose “a portata di mano”; così è detto nel verso:
Insensato è chi lascia le cose a portata di mano per inseguire quelle fuori mano!1
41a.
Uno della stirpe di Eolo, Filaco, fondò una città e le diede nome Filace; da lui nacque Ificlo, dal quale nacque Filaco, dal quale nacquero Peante ed Ificlo, dai quali discesero - da Peante e Metone - Filottete; da Ificlo ed Astioche, Protesilao e Podarce. A questo punto bisogna cercare di stabilire quale fu l’Ificlo che secondo il mito eccelleva per la velocità dei piedi, cioè colui per il quale Esiodo, volendo significare la sua velocità nella corsa, non ebbe ritegno di usare questa iperbole:
Egli volava sulle cime degli asfodeli e non li piegava; 1
ma correva sulle spighe del grano
e non danneggiava le spighe.
41b.
Si parla di “anterici” come iperbole. L’anterico è, secondo alcuni, il gambo dell’asfodelo; altri invece sostengono che siano le spighe del grano. Esiodo parlando di Ificlo dice:
Ed egli correva coi piedi sulle cime delle spighe del grano1
41c.
Esiodo dice che Ificlo correva sulle cime delle spighe del grano.
41d.
Climene, figlia di Minio nato da Poseidone e di Eurianassa nata da Iperfante, sposatasi a Filaco figlio di Deione generò Ificlo, fanciullo dai piedi veloci. Questi si dice che per la velocità dei piedi gareggiasse con i venti, nel sorvolare le spighe, e che per la leggerezza della corsa non piegasse le spighe del grano. Alcuni dicono che Climene fosse stata prima sposa di Helios, e che avesse da lui generato il figlio Fetonte; il mito si trova raccontato in Esiodo.
42.
Né Omero, né Esiodo, né Ferecide afferma che Ificlo abbia varcato il mare insieme agli Argonauti.
43.
[…]1
[…] la Focide dalle belle donne
[…] chiamano con il soprannome di
[…] del sovrano
[…] di notte5
[…] generò
[…]
[…]
fra tutti gli uomini si distingueva
[…]10
[…]
[…]
[…] dalle braccia di rosa
[…] la divina Filonide;
ed ella generò Autolico e Filammone, inclito per fama: 15
uno [fu generato] dall’amore di Apollo arciere;
l’altro, Autolico, ella lo generò al Cillenio uccisore di Argo;
[…] in soave amplesso
[…]
[…] il migliore 20
[…]
[…] di buon auspicio.
44.
Inutilmente perciò Oro nel suo scritto “I Nomi Etnici” così scrive: “E laddove il poeta Omero pone il racconto riguardo a Tamiri nella località di Dorio, invece Esiodo scrive che egli fu accecato nella pianura Dotia”.
45.
Esiodo, parlando di Autolico, usa la parola “oscuro” nel senso di “invisibile”. Infatti scrive:
Ciò che egli prendeva con le mani, rendeva invisibile1
E difatti Autolico, che era ladro, rubava i cavalli, e ne rendeva diverso l’aspetto, cambiando loro il colore della pelle.
​
46.
Ariete. Questi trasportò Frisso ed Elle; era immortale e fu donato loro dalla madre Nefele; aveva il vello d’oro, come dicono Esiodo e Ferecide.
47.
[…]1
ed ella infatti, avendo lasciato nelle sue stanze Atamante,
ha la sua dimora nel mare ed è molto gradita agli Immortali,
dacché a lei concesse onore il padre degli uomini e degli Dei
e la chiamò Leucotea, affinché eterna fosse la sua fama, 5
per il fatto che ella aveva allevato Bacco, il Dio dei ricchi vigneti, ricco di gioie,
in una spelonca cava: il Dio, del quale giammai tramonterà la fama.
Invece ad Atamante divenuto insano stavano accanto, e lo assistevano,
le figlie di Leucone, figlio di Atamante, sovrano di genti:
Pisidice ed Evippe e la divina Iperia. 10
[…] per volere di Atena predatrice
[…] incedendo con i calzari
[…] vestite, nella stagione di primavera
[…] prima che giungesse alla giovinezza
[…] il figlio suo 15
[…] al sovrano stirpe di Zeus
[che vantava come padre il Cefiso] dagli argentei vortici,
il quale trae le sue limpide acque dalle sorgenti di Lilea
[…] attorno alla roccia
[…] pur essendo animoso.20
Lambendo Panopeo attraverso i campi di nepitella soave,
[scorre nella pianura] […]
e quindi procede serpeggiando attraverso la città di Orcomeno
[…]
[…]25
come un drago
oggetto di sdegno per gli Dei immortali e per gli uomini mortali.
Tale vita condussero le figlie di Leucone.
Lei [Pisidice] venne sposata da Copreo, figlio diletto di Aliarto
e nipote del magnanimo Orcomeno, 30
avendo offerto greggi assieme a cavalli e a carri ben lavorati.
Ed ella nelle stanze generò dei figli simili agli Dei,
l’eroe Arginno ed il magnanimo Ippoclo,
e […], che venne sposata dall’Andreide Eteoclo,
nipote di Orcomeno […]; 35
da lei nacque Evemone, valoroso e grande sovrano,
il quale si stabilì sull’amena terra di […]
e sposò Calciopa che aveva lo splendore delle Cariti,
la figlia di Cometa […]
fra tutti gli Dei e gli uomini mortali 40
lo privilegiò la sorte […] generò un figlio […]
[…]
48.
(a) Il fiume Cefiso tocca Orcomeno, dove anche le Cariti hanno il loro culto.
(b) A queste Dee per primo offrì sacrifici Eteoclo, figlio del fiume Cefiso, come scrive Esiodo. Il Cefiso scorre attraverso Orcomeno.
49.
Esiodo ed alcuni altri dicono che Atalanta non era figlia di Iaso, ma di Scheneo. Euripide sostiene che era figlia di Menalo e che lo sposo si chiamava Melanione (non Ippomene).
50.
La figlia dell’inclito sovrano Scheneo, 1
simile alle Dee nell’aspetto, la divina Atalanta
dai piedi veloci […],
disdegnava frequentare gli uomini,
per sfuggire alle nozze degli uomini che si nutrono di pane. 5
Ma molti doni mandava, per la fanciulla dalle sottili caviglie,
l’eroe […]
51.
​
Più recente è dunque Esiodo, che fa gareggiare nudo Ippomene con Atalanta.
​
52a.
​
[…] assegna1
[…]
[…] i veloci cavalli
[…]
[…] da ogni parte. 5
Quindi balzò su di lui la fanciulla dalle caviglie sottili,
splendente nella sua bellezza; vi era una grande folla
di pretendenti e tutti erano meravigliati nel vedere
come il soffio di Zefiro agitava la tunica
della vergine che si levava sul seno soave. 10
Stava lì fermo Ippomene, e molta gente si stringeva attorno.
Essi stavano in silenzio, e Scheneo gridò ad alta voce:
“Prestatemi ascolto tutti voi, giovani e anziani,
affinché io dica le cose che l’animo mi comanda nel petto!
Ippomene aspira alle nozze di mia figlia dal vivido sguardo! 15
Io voglio ora fare a lui un saggio discorso:
così io parlo e Zeus sia per noi testimone!
Egli non la conquisterà, senza una gara; se invero costui
con la sua vittoria sfuggirà alla morte, gli concederanno la gloria
gli Dei immortali che abitano le dimore dell’Olimpo; 20
senza dubbio quando egli vorrà tornare alla sua patria
io gli darò mia figlia e la potenza dei cavalli dai piedi veloci,
splendidi doni preziosi dalle mie stanze; ed egli nell’animo suo
potrà godere sempre ricordando nella sua felicità
la gara faticosa! Il padre degli uomini e degli Dei…25
52b.
[…]1
dalla parte destra […]
e slanciandosi la inseguiva,
mentre ella procedeva rallentando; non era uguale infatti
per loro il premio della gara; la divina Atalanta correva, 5
disdegnando i doni dell’aurea Afrodite,
mentre per lui in palio c’era la vita: essere preso
o fuggire; perciò meditando un inganno,
le disse: “Figlia di Scheneo, che hai un animo spietato,
accetta questi splendidi doni dell’aurea Afrodite”.10
Gettò a terra […]
[l’aurea mela]
[…]
[…]
[…]15
[…]
quindi egli […] con i piedi […]
ed ella senza indugio, come un’Arpia, rallentando afferrò la mela,
quindi egli per la seconda volta gettò a terra una mela d’oro.
E così aveva due mele la divina Atalanta dai piedi veloci; 20
vicino era il termine della corsa ed egli buttò a terra la terza;
con questo egli sfuggì alla morte ed alla nera Moira.
Si fermò per riprendere fiato […]
​