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Esiodo

EOIE

 

(a cura di Daniele Bello)

 

​

​

Libri III e IV

 

69.

 

Le gare per Eurigie. Melesagora dice che Androgeo, figlio di Minosse, era chiamato Eurigie e che in suo onore si facevano delle gare ad Atene, nel Ceramico. Esiodo dice:

Eurigie, ancora fanciullo, della sacra Atene1

 

70.

​

Eurigio. Esiodo dice:

Il sovrano Eurigio1

​

71. 

​

[mancano 6 versi]

[I figli di Borea inseguivano le Arpie fino alle regioni]

dei Massageti e dei Cinocefali animosi, 

dei Sotterranei e dei deboli Pigmei, 

alle stirpi infinite dei Melanocroti e dei Libici, 10

che ad Epafo generò Gea sconfinata 

(uomini indovini, esperti dei vaticini per volere di Zeus rivelatore, 

ma bugiardi, per far sì che siano soggetti agli Dei e soffrano

gli uomini, la cui mente corre più veloce della parola:

gli Etiopi, i Libici e gli Sciti mungitori di cavalle). 15

Ed invero Epafo fu prole del Cronide onnipossente; 

da lui provennero i neri Libici ed i magnanimi Etiopi,

nonché i Sotterranei ed i deboli Pigmei. 

Tutti costoro sono stirpe del possente Dio del tuono.

E tutt’intorno a queste genti volavano con impeto 20

i figli di Borea [...] degli Iperborei dai bei destrieri, 

che generò Gea feconda (che molti nutre), 

lontano presso le alte cascate dell’Eridano dalla profonda corrente 

[...] dell’ambra; 

fino all’alto monte Flegreo ed all’Etna scoscesa,25

all’isola Ortigia, al popolo nato da Lestrigone, 

che fu prole di Poseidone dall’ampia potenza. 

Per due volte vagarono per questa regione e vi girarono intorno, 

cercando di afferrarle, mentre cercavano di sfuggire e sottrarsi a loro. 

Quindi si lanciarono verso il popolo degli animosi Cefalleni, 30

che generò a Hermes la divina ninfa Calipso. 

Quindi giunsero alla terra della regina Aretiade 

e udirono la voce soave delle Sirene; ma essi pur sempre 

le inseguivano egualmente con passi incalzanti. 

E le Arpie si lanciarono sul mare attraverso il limpido etere…35

 

72.

 

Mentre le Arpie erano inseguite, una di esse cadde sul Peloponneso nel fiume Tigri, che da lei oggi viene chiamato Arpi: quest’Arpia alcuni la chiamano Nicotoe, altri Aellopode. L’altra, dal nome di Ocipete (oppure, come alcuni la chiamano, Ocitoe; Esiodo la chiama Ocipode), fuggendo attraverso la Propontide giunse fino alle isole Echinadi, le quali ora sono chiamate, da lei, Strofadi.

 

73.

 

Le isole Plote cambiarono nome in Strofadi. Anche Esiodo dice che i compagni di Zete, tornati indietro, volsero una supplica a Zeus: 

Allora essi volsero una supplica all’Eneo dagli eccelsi pensieri1

Infatti vi è in Cefallenia un monte Eno, dove sorge un tempio di Zeus Enesio. Apollonio quindi afferma che fu Iris a far tornare indietro i compagni di Zete; Esiodo invece dice che fu Hermes. Le isole Plote sono nel Mare di Sicilia.

 

74.

 

Esiodo racconta nelle “Grandi Eoie” che Fineo divenne cieco, per il fatto che aveva indicato la via a Frisso; invece nel terzo libro del “Catalogo” si dice che aveva preferito una lunga vita alla vista. Raccontano che egli ebbe i figli Mariandino e Tino.

 

75. 

 

Esiodo nel terzo libro dice:

Un calpestio da sotto i piedi, un fragore sorgeva1

 

76.

 

La particella “sfìn” (loro) è solo enclitica; messa all’inizio da Esiodo nel terzo libro, giustamente riporta l’accento.

A loro stessi grande sciagura1

 

77.

 

Esiodo dice che Pelasgo era figlio della terra; da questi e da Melibea, figlia di Oceano, nacque il figlio Licaone, che fu sovrano degli Arcadi, e da molte donne ebbe cinquanta figli.

 

78.

 

Nacquero i figli da Licaone simile agli Dei, 1

il quale un giorno Pelasgo generò.

 

79.

 

“[…]1

[…]

[…] e molto fu gradito agli Dei immortali!”.

Così disse; e fu preso da terrore, lo bagnava un freddo sudore, 

mentre ascoltava gli Dei immortali, che gli erano apparsi di fronte. 5

Così accolse la fanciulla nelle sue stanze, l’allevava 

e ne aveva gran cura, la teneva in onore come le proprie figliole. 

Ella generò Telefo, discendente di Arcade, sovrano dei Misii, 

essendosi unita in amore con la potenza di Eracle, 

quando si avviava all’impresa dei cavalli di Laomedonte10

(erano i migliori che nutrisse la terra d’Asia per la corsa):

distrusse in battaglia la stirpe delle coraggiose Dardanidi

e le spingeva lontano da tutta quella terra.

Telefo a sua volta volse in fuga i guerrieri armati di scudo degli Achei

dalla bronzea corazza e li spinse fino alle nere navi. 15

Ma quando ebbe abbattuto i nemici sulla terra nutrice di uomini, 

là stesso fu stroncata la sua forza 

e la sua carneficina […]

[dacché giammai combatteva] dando le spalle

[…] come giunsero 

[…] presi da paura 20

[…] la illustre Argiva 

[…]

[…]

[…]

[…]25

 

80.

 

Epito a sua volta generò Tlesenore e Piritoo1

 

81.

 

E la famosa Melibea generò Fello ben armato di lancia.

 

82.

 

Amicla1

la figlia di Lapite 

[…] del terrestre 

che quale aveva ricevuto dalle Dee la bellezza

Diomeda dalla bella chioma. 5

Ed ella generò Giacinto, irreprensibile e valoroso 

[…] che un giorno lo stesso 

Febo dall’intonsa chioma uccise senza volere con il disco crudele.

 

83.

 

Ella [Elena] generò Ermione a Menelao famoso per la lancia; per ultimo generò Nicostrato, rampollo di Ares.

 

84.

 

Stesicoro dice che Tindaro, sacrificando agli Dei, si scordò di Afrodite e che per questa ragione la Dea adirata fece in modo che le sue figlie fossero donne di doppie nozze, di triple nozze, ed adultere […]; anche Esiodo così canta: 

E di loro ebbe invidia, a vederle, Afrodite 1

amica del riso, e le coinvolse in una cattiva fama. 

Timandra in seguito se ne andò dopo aver abbandonato Echemo

e giunse presso Fileo, amico degli Dei immortali; 

così pure Clitennestra, dopo avere lasciato il divino Agamennone, 5

giacque con Egisto e si scelse un compagno peggiore; 

e così pure Elena recò vergogna al talamo del biondo Menelao.

 

85.

 

[mancano 4 versi]

Elettra5

generò, soggiacendo all’amore del figlio di Crono dai neri nembi, 

Dardano

ed Eetione

il quale giunse una volta al talamo di Demetra, nutrice di molti. 

E costui fu ucciso dal padre degli uomini e degli Dei, 10

il quale colpì il sovrano Eetione con la folgore accecante, 

perché egli si era unito con Demetra in amore e sul talamo. 

Dardano quindi […]

dal quale Erittonio […]

ed Ilo […]15

[…] con la nave.

 

86. 

 

[Questi lo allevava] con amore 1

volendogli bene come ad un figlio suo, 

[abitando] la regione dell’Asia ricca di frumento,

[andando per campi] pascolati da pecore, presso l’Ermo vorticoso. 

[In seguito] Dardano, il prode figlio di Elettra 5

[prese in sposa la figlia] del saggio Brotea, 

[avendo portato doni nuziali per la fanciulla] dalle belle chiome:

oro prezioso, folte teste di cavalli,

greggi di buoi e mandrie di pecore

poiché ella si distingueva in bellezza tra le stirpi delle donne. 10

Ed ella, ascesa al talamo comune, generò a lui dei figli

[…] Pandione nell’alta casa

e la vereconda fanciulla dal vivido sguardo e dalle belle guance

[…] che gareggiava nell’aspetto con le Dee immortali. 

Questa, con cavalli e con cocchi ben costruiti15

l’eroe ben armato di lancia [la prese in sposa]

[…]

[…]

[…]

[…]20

 

87.

 

Quale fu la fanciulla, che crebbe nella città di Iria in Beozia.

 

88.

 

Riguardo a Zeto ed Anfione raccontano altri (anche Esiodo) che edificarono le mura di Tebe con la cetra.

 

89.

 

Zeto sposò Tebe, dalla quale venne il nome della città di Tebe; Anfione sposò Niobe, figlia di Tantalo, la quale ebbe sette figli […] ed altrettante figlie […]; Esiodo invece ricorda dieci figli e dieci figlie.

 

90.

 

[…] 1

[…] facevano accrescere la loro stirpe. 

E dopo di essi [Ippodamia] la divina fra le donne

generò nelle sue stanze le figlie:

Lisidice, Nicippe ed Astidamia, 

le quali presero come spose i figli di Perseo. 5

Astidamia in verità la fece sua florida sposa

Alceo […] saggio consigliere simile agli Dei; 

[…]

Nicippe a sua volta la prese in sposa la potenza del sovrano Stenelo

[…]10

[…] la potenza di Eracle 

[…] ordinò le pesanti fatiche

[…] e con cocchi ben costruiti

[…]

[…]15

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